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Spaccio Grosso ha l’obiettivo di diffondere la cultura e la conoscenza del cibo buono e di qualità, dei sapori ricercati e del vino nelle sue varie declinazioni.

Prima di parlare di qualsiasi dettaglio, ci siamo accorti che c’è un bel po’ di confusione riguardo tutte le varie differenti terminologie che vengono utilizzate – a volte impropriamente – per definire alcuni prodotti ed il vino è sicuramente l’argomento dove è più facile cadere in errore, quindi proviamo a fare un po’ di chiarezza.

COSA SI INTENDE ESATTAMENTE PER “VINO NATURALE”?

Ci sono varie storie sul quando o dove si sia iniziato a parlare di vino “naturale”.

La verità è che esistono tantissime realtà, sparse in tutto il mondo, che fanno ed hanno sempre fatto vino naturale senza però chiamarlo in questo modo, quindi si tratta semplicemente di aggiungere o meno la definizione.

Di fatto il vino naturale è la reazione alla viticoltura di tipo industriale, che ha portato ad una trasformazione dell’essenza del vino stesso, diventato negli anni una bevanda di massa che si è convertita alla volontà (veicolata) del gusto della massa.

Fu così che, secondo una delle ricostruzioni più fedeli, verso la fine dei primi anni ‘70 alcuni produttori della zona di Beaujolais iniziarono ad unirsi per ribellarsi alle mode del momento per tornare alle origini. Parliamo di alcuni di quelli che poi sono diventati vere e proprie personalità ed icone nel mondo del vino naturale come Marcel Lapierre e Jean Thévenet che iniziarono a vinificare secondo il metodo antico, quindi senza additivi.

Questo portò ovviamente ad un cambiamento di rotta del gusto del prodotto finito e si passò dai toni dolci, adatti al grande pubblico, ad un vino più vero, autentico e vivo, agli antipodi rispetto al gusto ormai piatto che rendeva di fatto simili tutti i vini della zona circostante.

Da quel momento sempre più viticoltori abbracciarono questo ritorno al passato ed in tanti convertirono le loro vigne al biologico con l’obiettivo di ritrovare il gusto ed il carattere ormai perso del vino “vero”, senza additivi e senza aiutini della chimica.

Il moto rivoluzionario si diffuse rapidamente anche in altre regioni fino a sconfinare negli altri paesi diventando, di fatto, un nuovo modo di intendere la vinificazione con uno sguardo al passato ed alla tradizione.

VINO NATURALE = VINO BIOLOGICO?

Di base per avere un vino che possa definirsi naturale, si deve passare per forza di cose dal concetto di agricoltura biologica, con l’impegno di rispettare la natura in ogni suo aspetto, al fine di ottenere un prodotto finito che sia appunto “naturale”.

Una delle principali differenze quando ti trovi di fronte una vigna naturale è l’enorme biodiversità data dalla vegetazione che nasce intorno alla vite. Piante, fiori ed erbe spontanee di ogni tipo contribuiscono ad arricchire la fertilità del terreno, il grado di salute di tutto l’ecosistema e quindi la qualità dell’uva che verrà colta.

Un ecosistema in salute ha bisogno di meno manutenzione da parte dell’uomo, non ha bisogno di fertilizzanti, diserbanti, pesticidi vari e così il raccolto finale sarà per forza di cose di una qualità diversa.

Per provare a riunire tutti questi concetti in un’unica parola, si è scelto di usare appunto “naturale” perché, sebbene si presti ad interpretazioni, sembra la definizione più corretta per tracciare una linea tra chi segue una produzione biologica improntata al rispetto della natura in toto e chi invece la sfrutta in maniera intensiva.

Sia chiaro che non c’è nulla di male nella produzione raffinate, con i loro sapori “standard” e sempre piacevoli, ma anche il vino naturale merita il dovuto rispetto proprio perché speciale e figlio della biodiversità.

Ovviamente l’attenzione alla naturalità non ferma solo alla fase di coltivazione, perché ad esempio nel momento della vendemmia le uve delle vigne naturali vengono scelte a mano, quasi grappolo a grappolo. Per non parlare della successiva fase di tenuta in cantina che avviene, in maniera facilmente intuibile, senza additivi o trattamenti particolari a correzione dell’acidità, del gusto o di altre caratteristiche dell’uva.

vigna naturale italiana
Vigna naturale nel territorio veneto

COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE ALLORA DA UN VINO NATURALE?

Le differenze sostanziali una volta ottenuto il prodotto finale sono due:

  1. in primis il sapore, perché un vino naturale ha un gusto marcato, spesso può addirittura essere frainteso e scambiato per un vino andato a male, mentre è solo forte, acceso.
  2. la composizione chimica della bevanda

Rispetto a quest’ultimo punto infatti dobbiamo sottolineare che un vino classico che non segue i dettami dell’agricoltura naturale di cui stiamo parlando, può contenere:

  • correttori di acidità
  • gomma arabica
  • colla di pesce
  • proteine vegetali
  • lieviti selezionati
  • albumina d’uovo
  • cremor tartaro

Tutti “trucchetti” che servono a correggere l’acidità, il sapore, il colore e la consistenza del prodotto in modo da standardizzare la resa, di modo che sia perfetta alla vendita su larga scala.

Non parliamo di alimenti dannosi o velenosi in senso assoluto, però sarebbe bello sapere che ci sono quando compriamo un vino e sarebbe bello poter scegliere quali additivi accettare all’interno della bottiglia che acquistiamo.

In realtà questo non avviene perché può sembrare assurdo ma ad oggi il vino non è ancora catalogato come alimento, quindi segue regole differenti che non obbligano i produttori a specificare questi ingredienti nella ricetta.

I VINI NATURALI SONO “NATURALI” AL 100%?

Anche qui c’è un po’ di confusione, perché nella pratica comune i solfiti sono ammessi come additivi anche se parliamo di bassissime quantità quindi siamo nell’ordine dei 30 mg/litro rispetto ai vini classici che arrivano anche a 200 mg/litro.

Molti produttori di vini naturali in realtà preferiscono non usarli affatto con l’idea di non contaminare il proprio lavoro. Di fatto però i solfiti sono un prodotto naturale che si crea durante la fermentazione alcolica, fanno parte del vino stesso ed è per questo che sono tollerati anche nei vini naturali.

UN VINO SENZA SOLFITI È QUINDI UN VINO BIOLOGICO?

No, non basta solo questo ad inquadrare un vino come biologico, perché dev’essere bio anche tutto ciò che ruota attorno al vino, dalla coltura della pianta all’imbottigliamento.

Come vedi la situazione è abbastanza complessa, sembra quasi un gioco a premi dove per poter guadagnare una determinata dicitura, devi superare una serie di ostacoli e di fasi di selezione.

Nella realtà invece la cosa è molto più semplice di quello che sembra, solo che la moda del momento che sta dando molto risalto a tutto ciò che è biologico porta tanti produttori a voler aggiungere una definizione al loro vino per accrescerne il valore sul mercato, anche quando questo non è meritato.

E non abbiamo ancora fatto cenno al concetto di biodinamico, un altro aspetto che approfondiremo con più attenzione nei prossimi articoli. La biodinamica è una disciplina a sé stante, certificata da enti privati che pur rientrando nei vini naturali segue regole tutte sue.

Per semplificare in maniera estrema quanto visto finora, potremmo dire che un vino naturale è sicuramente biologico ma un vino biologico non è per forza naturale.

COME CAPIRE SE IL VINO CHE STIAMO ORDINANDO È DAVVERO NATURALE? COME RICONOSCERLO ED EVITARE FREGATURE DURANTE L’ACQUISTO?

La principale difficoltà che crea così tanta confusione nei meno esperti è che di fatto non c’è una regolamentazione ad hoc sul discorso della naturalità del vino, così tanti si fregiano del titolo di vino naturale anche in maniera immeritata.

Se acquisti il tuo vino in enoteca oppure al ristorante, la persona che ti vende il vino dovrebbe sapere cosa ti sta proponendo e per correttezza dovrebbe fornire in maniera diretta ed inequivocabile tutte le informazioni a riguardo.

Ad ogni modo come riferimento posso dire che di base il vino veramente naturale potrebbe essere diverso da quello che ti aspetti e da ciò che sei abituato a bere.

Se hai un palato allenato potresti riconoscere qualche grado di ossidazione più marcato, salinità o acidità più spinta che però non devono essere scambiati per difetti ma sono invece la nota distintiva di questi vini, che hanno talvolta una personalità scapigliata e burbera.

Anche il deposito sul fondo potrebbe essere più marcato e questo dà un aspetto torbido al calice perché si tratta di vini non filtrati. Infine anche il colore potrebbe essere diverso dal solito e nel caso di vini naturali bianchi, potrebbero apparire addirittura arancioni (i cosiddetti Orange Wine) a causa della macerazione sulle bucce, procedimento inusuale per produrre vini da uve a bacca bianca.

IL CONSIGLIO DEL TUO SPACCIATORE  DI BONTÀ.

Se non hai un fornitore fidato, probabilmente l’unico modo per avere la certezza di avere di fronte un vino naturale al 100% è la conoscenza diretta della casa di produzione, perché in mancanza di regolamentazione chiara non c’è etichetta che tenga ed è tutto un rapporto basato sulla fiducia.

Oppure devi imparare a fidarti dei tuoi trafficanti di felicità in bottiglia e, per quanto riguarda i vini naturali, noi di Spaccio Grosso abbiamo la certezza al 100% della qualità di quello che proponiamo ai nostri clienti e se è nella nostra cantina è solo perché abbiamo toccato con mano la filiera, per poter essere sicuri del prodotto.

Se vuoi scoprire di più sui vini naturali e vuoi assaggiare la nostra selezione non devi fare altro che venire a trovarci nel nostro punto vendita di Via Ancona 40 a Roma oppure clicca qui per scaricare il tuo omaggio di benvenuto.

https://www.spacciogrosso.it/iscrizione/

Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensi di questa infinita diatriba, magari discutendone proprio davanti ad un buon calice di un vino naturale. Quello buono, quello vero.

Ci vediamo da Spaccio Grosso!

Thomas