Buon Natale e bentrovato in questo nuovo appuntamento qui sul blog di Spaccio Grosso. Ormai siamo nel pieno delle feste e quindi anche se può sembrare una frase fatta, voglio che ti arrivi il nostro caloroso augurio di felice Natale, che tu possa trascorrerlo serenamente con le persone che sono più importanti per te.
Natale, Capodanno ed i festeggiamenti in generale vanno sempre a braccetto con le bollicine e oggi ti parlerò di un’altra cantina di cui io e Bianca ci siamo innamorati durante i nostri viaggi in avanscoperta.
Prima di procedere però vorrei anche aggiungere qualche curiosità, visto che nel precedente articoli sugli spumanti avevamo già anticipato alcuni dettagli che sono dietro la tradizione – ormai consolidata – di usare un vino con bollicine per brindare e festeggiare.
Il gesto di sollevare il calice e farlo tintinnare con i commensali cela in realtà un comportamento che oggi è automatico per noi ma affonda le sue radici nell’antichità , dove assumeva precisi contesti sia in contesti sacri che profani.
Il vino ha sempre avuto tutta una sua simbologia rituale nella cristianità ma non solo, infatti anche le culture pagane usavano ingraziarsi le divinità brindando nel loro nome come gesto di buon auspicio.
IL SIGNIFICATO PROFONDO DI UN BRINDISI.
Quando si brinda ancora oggi lo facciamo accompagnando il gesto con frasi tipo “alla salute” di qualcuno che potrebbe essere vivo morto o magari una divinità, proprio perché spesso il brindisi è utile a creare nella nostra testa una sorta di portale immaginario in grado di unire i due mondi e far arrivare il nostro messaggio anche nell’aldilà o nei cieli.
La storia è piena di riferimenti in tal senso di festeggiamenti a base di vino utilizzati come tramite verso la divinità e ad esempio anche nella mitologia nordica che magari sentiamo più lontana di quella tipicamente greco-romana, ci da esempi di rituali legati a Thor oppure Odino tramite celebrazioni a base di bevande al luppolo.
PROSIT!
Tralasciamo gli dèi nordici per tornare ai tempo dei romani, dove è curioso scoprire che la parola “propinatio” (tradotto letteralmente “bere prima”) era inteso proprio come gesto di brindare, con la differenza che al tempo il primo sorso spettava al padrone di casa che dopo l’assaggio poi offriva (propinava) la bevanda all’ospite.
Non si sa perché oggi il verbo propinare venga utilizzato solo con accezione negativa mentre come appena visto nell’antichità era invece un chiaro atto di gentilezza e ospitalità, fatto sta che l’usanza ebbe un’evoluzione durante lo stesso periodo romano e si cominciò a brindare tutti insieme come facciamo ancora oggi, rigorosamente PRIMA di bere dal calice, pronunciando il famoso “prosit” che tradotto ha il senso “ti sia utile” oppure “faccia del bene” come augurio di positività e prosperità rispetto a qualsiasi argomento.
Il nostro termine “brindisi” deriva invece dallo spagnolo brindis, a sua volta adattato dal tedesco “bring dir’s”, mentre l’esclamazione che abbiniamo al gesto, ovvero “cin cin” viene dal termine cinese Qǐng (Ch’ing) ed non era che un saluto usato tra i marinai nel porto di Canto, come motto di buon augurio che si è diffuso fino all’europa, entrando poi nel gergo comune in un contesto completamente differente.
CHI HA DECISO DI INIZIARE LA TRADIZIONE DI USARE VINI FRIZZANTI PER BRINDARE?
La leggenda narra che nel XVII secolo un monaco benedettino francese, tale Dom Pierre Pérignon, con l’invenzione del suo iconico champagne, diede il via a questa rivoluzione tradizionale che portò all’adozione dei vini frizzanti e del momento in cui viene stappato come momento simbolo della festa e della celebrazione.
A quel punto il binomio “botto + bollicine” divenne simbolo di festa, lo Champagne iniziò a spopolare come simbolo di sfarzo ed eleganza anche per il suo colore dorato, per il perlage elegante che decorava i calici e la spuma che lo rendevano di fatto un qualcosa di rivoluzionario rispetto ai classici vini di tutti i giorni.
Il resto probabilmente è anche merito di un ottimo marketing, perché il costo mediamente alto delle bottiglie rese da subito lo champagne la bottiglia “buona” da usare nelle occasioni importanti.
Unendo i puntini se sommiamo le caratteristiche organolettiche alla percezione di rarità e lusso, è facile capire come lo champagne iniziò ad essere associato nell’immaginario e nella cultura popolare al momento di brindare con amici e familiari per celebrare vittorie, traguardi ed occasioni felici.
FRANCIACORTA, IL PARADISO DELLE BOLLICINE ITALIANE
A dispetto del nome che potrebbe trarre in inganno i meno esperti, il territorio che identifichiamo come Franciacorta è italianissimo e si trova in Lombardia, più precisamente in una zona collinare compresa tra Brescia e l’estremità meridionale del Lago d’Iseo.
Possiamo dire che il Franciacorta si contrappone alla Champagne francese e come i nostri cugini transalpini ha le sue precise norme che regolano la produzione locale e la uniformano ad uno standard qualitativo unico.
I vini spumantizzati della zona sono tutti ottenuti da uve Chardonnay e/o Pinot Nero ed è ammesso l’uso del Pinot Bianco fino ad un massimale del 50%, mentre l’utilizzo di Erbamat (vitigno autoctono tipico del bresciano è consentito al massima del 10%.
Quanto alla tecnica di produzione, la rifermentazione in bottiglia minima è 18 mesi per la fase di affinamento sui lieviti e poi successiva elaborazione e maturazione che arriva a minimo 25 mesi (quindi 2 anni) dalla vendemmia.
Anche la pressione delle bottiglie è bene indicata e deve essere sempre compresa tra le 5 e le 6 atmosfere.
LA SELEZIONE DI SPACCIO GROSSO: L’AZIENDA SPUMANTI FACCOLI
Si definiscono sul loro sito una “family winery”, un termine con il quale dichiara una forte identità tradizionale che fa del carattere il proprio sigillo.
Per scelta aziendale la casa produce esclusivamente millesimati e la cosa rende ogni annata unica nel suo genere, poiché il millesimato è un valore aggiunto, in quanto per definizione è indice di una maggiore purezza del prodotto. Tecnicamente infatti uno millesimato può essere considerato tale se è composto almeno all’85% da uve di un’unica annata e di solito nella spumantizzazione necessita di affinamenti più lunghi di uno prodotto “assemblato” con miscele di uve diverse.
Secondo il processo di produzione della Cantina Faccoli dalla vendemmia alla tavola c’è un bel po’ di attesa, perché devono passare almeno 37 mesi tra i vari passaggi di invecchiamento e lavorazione e questo lo rende anche più pregiato e complesso al palato.
Quando iniziarono a spumantizzare, i fratelli Faccoli producevano originariamente un Brut molto secco ed hanno mantenuto la loro linea di pensiero, perfezionandola anno dopo anno perché si resero conto che le bollicine asciutte delle prime sboccature incontravano pienamente il loro gusto personale, e capirono di non amare gli spumanti troppo morbidi.
Lo stile Faccoli che si nota adesso fu la naturale conseguenza di quella intuizione e già nel lontano 1986 ebbero la visione di lungo termine che li portò ad accatastare alcune bottiglie con l’idea di lasciarle invecchiare 10 anni.
Si tratta di un tempo assolutamente fuori dai canoni per una bollicina italiana e quello che ne venne fuori fu il loro famoso “Millesimato 10 anni”, un vino maturo al punto giusto e unico, capace di reggere il tempo e diventato con merito il prodotto simbolo dello stile della loro cantina.
I Franciacorta firmati dai Faccoli sono facilmente riconoscibili ed apprezzabili – se ti piace questo tipo di lavorazione – per il loro dosaggio zuccherino sempre basso, perfetto per chi non ama i vini spumantizzati troppo dolci. ma lo zucchero non è tutto.
Infatti dopo la cosiddetta “presa di spuma”, ciò che oltre allo zucchero definisce realmente la complessità del prodotto finale, è anche la quantità di tempo che si deciderà di far trascorrere sui lieviti, i quali conferiscono ricchezza aromatica e gustativa ad ogni bottiglia.
I CAVALLI DI BATTAGLIA DELLA CANTINA FACCOLI
L’azienda produce un Rosè Brut molto fresco ed un Brut che loro stessi definiscono “disimpegnato”, poco complesso e facile da bere. L’ Extra Brut invece è il fiore all’occhiello, la bollicina più rappresentativa della loro produzione: uno spumante secco, con il giusto equilibrio tra freschezza al palato e la complessità della struttura. Il Pas Dosé oppure Dosaggio Zero se vogliamo essere patriottici, è invece l’espressione della loro interpretazione del concetto di “evoluzione sui lieviti.
Sia che tu preferisca la cucina tradizionale con cenoni ed i pranzi a base dei piatti regionali classici, sia che tu voglia sperimentare e gustare ricette fusion, minimal e più intraprendenti, gli spumanti di casa Faccoli ti accompagneranno egregiamente dall’antipasto al dolce.
Se vuoi un consiglio sugli abbinamenti migliori non esitare a chiedere, quindi adesso non ti resta che passare al più presto in negozio per fare scorta in vista di Capodanno.
Ti aspetto per brindare con te e mostrarti tutte le selezioni della nostra dispensa,
Ti lascio con ancora un augurio di buone feste, a presto!
Bianca & Thomas.