Chi era Rudolf Steiner, il “padre” della cultura biodinamica moderna?
Vediamo insieme i punti principali della storia di questo personaggio che circa 100 anni fa ha dato il via a quello che sarebbe diventato un movimento di produttori che oggi conta sempre più seguaci ed ha le sue radici proprio nelle teoria dello studioso austriaco.
Nato nel 1861 a Kraljevec – una cittadina che attualmente si trova in Croazia ma ai tempi era annessa al decaduto impero austro-ungarico – Rudolf si trasferì poi a Vienna, dove frequentò l’università approfondendo materie molto diverse tra loro, tra cui Matematica, Scienze Naturali, Filosofia e Letteratura.
Successivamente visse a Berlino, poi in Svizzera e fu molto attivo nella comunità scientifica e senza entrare nel merito della sua carriera, ti basti sapere che ad oggi risultano oltre 30 opere scritte di carattere filosofico e antroposofico insieme a testi stenografati di oltre 6.000 conferenze alle quali ha preso parte negli anni in cui diffondeva le sue teorie.
Questo ci può già dare una misura della mente viva e curiosa di Steiner che fondò il cosiddetto antroposofismo, una dottrina di derivazione teosofica che intende descrivere scientificamente e in maniera univoca la realtà fisica e il mondo spirituale, in quanto in continua interconnessione e come manifestazioni della stessa divinità superiore.
Questa definizione può sembrare quasi uno scioglilingua, ma in sintesi Steiner era uno scienziato con una solida base di studi, che però voleva rivedere i parametri del metodo scientifico, in quanto lo riteneva troppo materialista e rigido nell’escludere a priori ogni influsso e legame con la spiritualità.
Per questo fondò una sua corrente di pensiero con lo scopo di proporre una nuova versione, a suo modo di vedere “più completa” del metodo scientifico, che tenesse conto anche della sfera spirituale.
Pur non rinnegando il metodo scientifico in toto, questo suo approccio fu considerato estremo attirandogli critiche da ogni parte fino a far considerare le sue teorie “pseudoscientifiche”, cosa che però non ne ha compromesso la diffusione e l’adozione da parte di tanti seguaci in tutto il mondo, da inizio ‘900 fino ai giorni nostri.
Tra le sue opere più famose troviamo “Cosa c’è dopo la morte”, “La visione divina di Dante”, “Pensiero umano e pensiero cosmico”, le riedizioni dei vari vangeli degli apostoli, “Cultura e Antroposofia” e “Natura e morale”.
DI COSA PARLA L’ANTROPOSOFIA DI STEINER?
L’idea alla base dell’antroposofia è che la realtà universale non è altro che una manifestazione divina in continua evoluzione. In pratica secondo Steiner il mondo fisico è continuamente influenzato anche dal mondo spirituale, che ne guida le trasformazioni.
Nelle sue teorie Steiner attinge anche alla religione induista, sostenendo che gli uomini hanno il potere di cambiare il loro destino tramite l’elevazione del proprio spirito con le azioni terrene (in positivo o in negativo) e che si evolvono nel tempo tramite il processo di reincarnazione, influenzato dal karma stesso.
Ad ogni modo l’antroposofia non si propone come religione, ma come teoria a sé stante che ha attinto a piene mani da varie religioni come il cristianesimo, il buddhismo e per l’appunto l’induismo, senza però esserne subordinata.
Concetti come karma, reincarnazione, chakra, sono stati presi in prestito ma solo per declinarli ed adattarli alla sua visione del mondo e delle forze che lo regolano e influenzano.
Qualcuno potrebbe pensare che fosse un anti-cristiano ed invece Steiner nella sua visione ha sempre assegnato un ruolo centrale alla figura di Cristo, considerato il tramite attraverso cui realizzare il ricongiungimento spirituale tra il divino e l’umano.
A questo punto diventa difficile prendere posizione contro oppure a favore, perché di fatto Steiner non si schiera con nessuna fazione in particolare se non con la sua nuova idea, diversa da tutto il resto e per questo innovativa ed intrigante.
IN CHE MODO L’ANTROPOSOFIA HA INFLUENZATO IL MONDO DEL CIBO E DEL VINO?
Dopo la morte di Steiner, i membri della Società Antroposofica pubblicarono per la prima volta il manuale: “Impulsi Scientifico Spirituali per il Progresso dell’Agricoltura”, che è il testo che diede il via a tutto il movimento della moderna agricoltura biodinamica.
I primi seguaci che diffusero il metodo In Italia furono la baronessa Emmelina Sonnino (De Renzis), suo figlio Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, il medico romano Giovanni Colazza e dal dopoguerra si aggiunsero anche Massimo Scaligero ed il medico milanese Aldo Bargero.
Oggi a distanza di quasi un secolo ci sono tante piccole e grandi realtà locali che portano avanti la diffusione del pensiero steineriano e che applicano le sue teorie al loro lavoro quotidiano con la terra.
Dal punto di vista pratico, il punto di contatto tra le teorie di Steiner e l’applicazione agricola avvenne quando nel 1924 un gruppo di coltivatori chiese approfondimenti, così Rudolf tenne alcune lezioni nelle quali spiegò come applicare nei campi i principi alla base della sua teoria ed ottenere prodotti di alta qualità mantenendo inalterata l’armonia tra tutti i vari elementi coinvolti in natura.
Una delle principali differenze con le colture classiche è il rifiuto netto verso i prodotti chimici. L’agricoltura biodinamica permette esclusivamente preparati che servono a concimare il terreno. Si tratta però di prodotti naturali al 100%, realizzati a partire da piante, fiori e letame animale.
Per essere considerati biodinamici, gli agricoltori usano anche vari strumenti e regole tra cui ci sono principalmente le rotazioni agricole, l’adozione del calendario delle semine biodinamico e l’uso della cromatografia.
Quest’ultima è il metodo di analisi con cui si valuta la fertilità e vitalità di un terreno, attraverso delle analisi di laboratorio che indicano lo stato di salute del suolo.
Il calendario invece è forse il principale elemento caratteristico dell’agricoltura biodinamica, perché è la guida di tutto il processo di semina e successiva potatura, le quali devono avvenire in momenti precisi, a seconda delle fasi lunari e dei pianeti.
Difatti l’applicazione pratica del pensiero di Steiner in agricoltura si è tradotta in alcune tecniche e pratiche che prevedono la semina, il raccolto, la potatura e la lavorazione dei prodotti solo in alcuni momenti specifici ben precisi, capaci secondo la teoria di influenzare il risultato finale anche in termini di gusto e qualità generale del prodotto.
QUESTI I 3 PRINCIPI PROMOSSI DA STEINER:
- contrastare il degrado del suolo puntando a mantenere la terra sempre fertile attraverso alcune buone pratiche di coltivazione
- potenziare la capacità delle piante di resistere alle varie malattie grazie all’utilizzo dei preparati naturali
- la produzione di cibi sani e di qualità, rispettosi della natura a 360°.
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Per oggi è tutto e ti do appuntamento al prossimo articolo qui sul nostro blog.
Thomas