In questo nuovo articolo del blog di SpaccioGrosso.it vedremo cosa si intende davvero quando si parla di vini etichettati come biodinamici.
Il concetto è legato a doppio filo a quello di vino naturale, ma attenzione a non confonderli poiché non sono assolutamente la stessa cosa!
Innanzitutto chiariamo che anche se l’interesse verso il vino ed in generale l’agricoltura biodinamica siano recenti, il concetto di base ha origini che risalgono a circa 100 anni fa.
Siamo infatti nei primi anni ‘20 quando il teosofo austriaco Rudolf Steiner – considerato il padre della biodinamica moderna – iniziò ad elaborare le sue teorie che vengono tutt’oggi seguite e rispettate come indicazioni fondanti di tutto il metodo.
I principi individuati da Steiner furono:
- divieto assoluto di utilizzo di preparati chimici in vigna
- via libera invece per fertilizzanti naturali e preparati biodinamici (compost naturali) usati per stimolare i fenomeni vitali, curare le piante e renderle sane e forti.
- utilizzo dei macchinari ridotto al minimo indispensabile
- attenzione alle fasi lunari
- mantenimento della fertilità del suolo
- rotazioni colturali
- raccolta solo di uva perfettamente matura
Così come per il concetto di biologico, ancor di più la definizione di ciò che è oppure non è biodinamico è ancora in balìa del vento, perché manca una rigida e chiara definizione univoca.
Al momento la Francia è l’unica nazione europea in cui c’è un vero disciplinare nazionale della vinificazione biodinamica, mentre qui in Italia e nel resto dei paesi dell’unione i disciplinari sono in corso di elaborazione.
I vini ottenuti da uve di agricoltura biodinamica sono caratterizzati da vivacità e colore intenso, ma ogni annata è diversa in quanto fortemente connessa all’ambiente in cui è nata.
QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA BIOLOGICO E BIODINAMICO?
Per quanto riguarda il BIOLOGICO, sono considerate tali quelle forme di coltivazioni – o anche di allevamento – che riescono a valorizzare e conservare i sistemi produttivi naturali, senza ricorrere quindi ad aiuti esterni come le sostanze chimiche di sintesi.
Quando si parla di BIODINAMICO invece si compie un ulteriore passo verso il concetto profondo di naturalità. È importante sottolinearlo perché si tratta di una filosofia di produzione che oltre ad abbracciare i principi base dell’agricoltura biologica, prevede anche ulteriori indicazioni, come il divieto assoluto dell’utilizzo di qualsiasi tipo di fertilizzante o pesticida chimico.
Questo non è tutto, perché l’altra caratteristica principale che ritroviamo come distintiva dell’agricoltura biodinamica è quella di seguire direttamente le varie fasi dei cicli lunari, sia per quanto riguarda la semina, che la lavorazione ed infine il raccolto.
La cultura alla base dell’agricoltura biodinamica mira dunque a creare una perfetta armonia tra l’agricoltore, il terreno e le sue piante, per ristabilire un equilibrio tale da valorizzare al massimo il patrimonio biologico del territorio.
Queste definizioni sono assolutamente parziali, perché mentre per qualcuno il Vino Biodinamico potrebbe essere una semplice moda, per altri è invece una scelta di vita che condiziona non poco tutto ciò che ruota attorno alla vinificazione, ad iniziare dall’impostazione di tutta la tenuta.
I concetti della biodinamica infatti non sono cosa di oggi: iniziarono a diffondersi già dai primi anni ‘20, quando tanti agricoltori decisero di ribellarsi all’uso massivo di sostanze chimiche che da un lato aiutano la terra a produrre di più, ma di fatto la compromettono.
Il valore dell’agricoltura biodinamica in generale è data dal fatto che c’è l’idea di rispettare la naturalità di tutto il processo, con un occhio di riguardo anche alle influenze astrologiche sulla vita delle piante e sul terreno stesso.
Questo modo di intendere la vigna ed in generale la vita in campagna condiziona anche le metodiche di lavorazione, perché oltre al bando dei fitofarmaci si sceglie ad esempio di praticare un uso molto limitato e rispettoso dei trattori.
Uno dei concetti che separano in maniera netta l’agricoltura intensiva attuale è che mentre nella pratica comune si usano preparati per combattere le varie malattie, nell’applicazione delle teorie biodinamiche si innescano meccanismi per creare salute ed autoriparazione e protezione delle piante stesse, ribaltando l’approccio dell’agricoltura industriale moderna.
L’attenzione della componente astrologica, legata ai flussi lunari, alle maree e le influenze astrali, fa si che per i cultori dell’agricoltura biodinamica i prodotti della terra non sia solo una somma di varie sostanze, bensì un complesso organico che porta con sé le influenze dirette di questi flussi energetici che hanno il potere di incidere positivamente o negativamente sulla nostra salute.
Attualmente i vini biodinamici oggi possono essere riconosciuti sul mercato solo tramite l’unica certificazione riconosciuta a livello universale, ovvero quella rilasciata dalla Demeter.
Il metodo biodinamico permette di raggiungere una maggiore complessità della maturità della frutta, quindi un’espressione più completa e rotonda di tutti i suoi aromi e delle potenzialità della pianta.
Le fermentazioni naturali regalano un’esperienza gustativa diversa dal solito, grazie all’assenza di aggiunta di lieviti esterni e la bassa concentrazione di solfiti bassi .
Senza dimenticare che il nutrimento della pianta non è solo minerale ma è influenzato a che e soprattutto dall’energia cosmica che si scambia tra la terra e gli altri elementi.
Alla luce di tutte queste premesse, si può intuire quanto il vino biodinamico sia quello che esprime meglio ed in maniera più potente il concetto generico di vino naturale, proprio perché tutto parte da un’agricoltura quanto più possibile vicina a quelle di una volta e pulita dal punto di vista delle contaminazioni chimiche.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UN VINO BIODINAMICO?
Innanzitutto, specifichiamo che acquistare e degustare un vino biodinamico non significa però avere un vino “senza solfiti”.
Come detto anche nel precedente articolo in cui ho fatto una carrellata sulla composizione dei vini naturali, in questo caso infatti avremo vini “senza solfiti aggiunti”.
Di base dobbiamo capire che infatti una piccola quantità sarà sempre presente, in quanto i solfiti sono un prodotto naturale che fa parte del processo stesso di vinificazione.
A questo proposito Demeter ha definito alcuni parametri per quanto riguarda le quantità di solfiti tollerati e quindi, premesso che si debbano rispettare tutti gli altri parametri, un vino può essere considerato biodinamico solo se ha un quantitativo massimo di:
- 70 mg/L nei vini rossi,
- 90 mg/L nei bianchi
- 60 mg/L in quelli frizzanti
Per quanto riguarda invece le sue caratteristiche a livello gustativo, potremmo dire che in generale i vini biodinamici sono caratterizzati da intensi profumi primari (soprattutto frutta) dovuti alla salute della pianta che è in grado di produrre aromi più persistenti.
Essendo un prodotto di nicchia che prevede uno sforzo ed un’attenzione superiore da parte dei viticoltori, è facile capire che le etichette biodinamiche producono piccole quantità, rendendolo un vino dedicato soprattutto ai cultori ed i veri winelovers
Si parla quindi di prodotti selezionati, ricercati e non accessibili alla massa, infatti generalmente (e direi anche giustamente), una bottiglia di vino biodinamico è mediamente più cara di una che viene da una classica agricoltura intensiva ma l’esperienza gustativa ripaga del tutto e di quello prodotto con metodi più convenzionali.
Se vuoi scoprire di cosa si tratta oppure vuoi fare due chiacchiere con me, ti aspetto nel mio Spaccio Grosso di Via Ancona 40 a Roma.
Sarò felice di farti assaggiare qualcosa dalla mia selezione personale e se non hai mai degustato vini biodinamici potresti restare davvero sorpreso da quello che troverai.
Ci vediamo allo Spaccio!
Thomas